ANCHE IL GATTO VA IN VACANZA: BREVE RACCONTO DI FERRAGOSTO.

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I proprietari dell’Hotel Bellavista sapevano bene che ogni anno poco prima di Ferragosto il loro gatto spariva. Se ne andava verso la metà di agosto per far ritorno a casa con i primi freschi di settembre e la signora Fausta, la cuoca e moglie del titolare più di tanto non se ne preoccupava perché era una cosa che accadeva da anni: il loro gatto se ne andava in ferie. Non aveva un nome, era semplicemente Gatto con la G maiuscola e a dire la verità non era nemmeno più di tanto bello, un gatto grigio a strisce come tanti, di quelli nostrani, cui piaceva catturare qualche topo nella legnaia, giocare con le lucertole sul muro dell’orto e fare lunghe dormite in soffitta. In estate la casa si riempiva di turisti  per la villeggiatura che arrivavano un po’ da tutto il Nord Italia: tanti genovesi, molti veneti e lombardi e qualche romagnolo tutti alla ricerca di aria fresca, dei piatti della buona cucina, del panorama strepitoso sulle montagne; tante passeggiate nei boschi a cercare i funghi che poi la proprietaria cucinava con il risotto o con le fettuccine e serviva loro in tavola, qualche escursione sulle montagne e tanto tanto relax.

La villeggiatura in albergo

Il Gatto spariva sempre poco prima del Ferragosto per una innata avversione verso quei villeggianti chiassosi che invadevano i suoi spazi, che giocavano a carte fino a tarda ora sotto la lampada del cortile, che intonavano qualche canzone in compagnia per tirar tardi nelle belle sere d’estate. La proprietaria lo sapeva benissimo: un anno il gatto fece ritorno a casa addirittura verso i primi di novembre quando tutti se ne erano andati e la neve aveva imbiancato le cime più alte. Tornava solo quando la casa si svuotava, con i lunghi corridoi nella penombra, le camere chiuse e quando nella grande cucina risuonavano solo i passi degli amati proprietari cui, alla fine, era molto affezionato. Ma i turisti no, proprio non li sopportava. Nessuno sapeva dove andasse il Gatto: qualcuno aveva ipotizzato che si rifugiasse nella soffitta dell’albergo tra vecchi letti, materassi sfondati e comodini scrostati da dove lasciava trascorrere indifferente le feste di mezza estate e dove si diceva ascoltasse con distacco le risate divertite del torneo di briscola, l’esultanza del vincitore della tombola di Ferragosto, i tuoni lontani dei primi temporali. Ma nessuno lo aveva mai visto realmente né sul solaio, né sul tetto o ai piani alti dell’hotel. Qualche ospite che girava per i boschi attorno al paese in cerca di funghi affermava di averlo visto sul sentiero per le malghe dove si era ricavato un rifugio estivo lontano dalle allegre brigate festanti che giù, all’albergo, riempivano il cortile fino a tarda ora, lontano dalla fisarmonica del ballo di gala che una volta alla settimana deliziava gli ospiti in vacanza. In realtà nessuno era certo fosse proprio il Gatto dell’hotel Bellavista perché questo non appena vedeva arrivare gente si dileguava nel fitto della boscaglia e poteva benissimo essere un cucciolo di volpe o un capriolo.

Un gatto nascosto sull’albero

Per la cuoca Fausta e suo marito, agosto era un periodo di grande lavoro: gli gnocchi da impastare, l’arrosto da infornare, il ragù, i sughi, le torte da preparare; le camere da rifare, le pulizie della scale, il riassetto della sala da pranzo e ovviamente predisporre il conto per chi era in partenza e organizzare le stanze per i nuovi arrivi. Insomma all’Hotel Bellavista era il mese in cui si lavorava di più e i proprietari aspettavano il Gatto a settembre quando le giornate si accorciano, quando i pomeriggi regalano ancora il tepore di un’estate che si sgonfia lentamente ma che ha ancora molto da raccontare. E quando tornava era sempre una festa: si strusciava sulle gambe, era più affettuoso del solito quasi volesse recuperare le coccole perdute e, ovviamente, aveva una fame da lupo. Nessuno sapeva come si procurasse il cibo finché era “in vacanza” ma c’erano anni in cui tornava bello rotondo (evidentemente la caccia era andata bene) e altre volte invece era talmente magro e scavato che non vedeva l’ora di tornare a casa per rifarsi di un agosto di privazioni e lunghi digiuni. Il Gatto era contento di rivedere Fausta e il marito e loro attendevano il suo ritorno inevitabile come si aspetta che l’uva sia matura, che le noci cadano dall’albero, che le notti piano piano si allunghino perché sapevano che dopo le fatiche estive arrivava l’ora del riposo, il momento delle coccole, delle fusa e dei racconti sussurrati al vento.

Party di Ferragosto: oramai una tradizione per alberghi, villaggi e navi da crociera.

Oggi Fausta e il marito si godono la meritata pensione assieme al loro Gatto, l’hotel Bellavista rivive nei ricordi dei tanti turisti che negli anni vi hanno soggiornato ma una curiosità emerge puntuale ancora dopo tanto tempo: dove andava in villeggiatura il Gatto che odiava la confusione e le feste? Lasciamo a voi lettori immaginare il finale;  Vogliamo dedicare questo breve racconto di agosto anzitutto a chi lavora mentre gli altri si divertono, a chi è in vacanza, a chi ci è già stato e a chi non ci andrà. Ci auguriamo che il racconto del Gatto in villeggiatura possa essere di stimolo e di aiuto per evadere nei momenti più critici e per accompagnarvi con serenità verso la ripresa di settembre.

Leone Lamberti

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