UNA NOTTE A FORMENTERA (MA NON COME LA IMMAGINATE VOI)

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All’aeroporto di Malpensa eravamo arrivati tardi ma eravamo convinti di essere ancora in tempo perché la fila al check-in per l’imbarco era ancora lunga e “finché non li hanno imbarcati tutti non partono” dicevano i più esperti. Non avevamo fatto il conto con gli addetti all’imbarco delle valigie che dopo una certa ora probabilmente per protocolli di sicurezza chiudono il carico in stiva: così noi eravamo arrivati a Ibiza ma i nostri bagagli erano rimasti a Milano.

Sbrigate le formalità al lost&found ci aspettava il traghetto per Formentera e durante la traversata ci sentivamo già più leggeri – proprio perché senza bagaglio – convinti che sull’isola non ci si formalizza. “Arriveranno – magari ci metteranno un giorno in più del solito – ma certo non li perderanno” era il ritornello più ripetuto tra chi come noi aveva il bagaglio più leggero degli altri.

Il bel villaggio turistico sul mare dalle parti di Plaja Es Arenal ci aspettava e subito abbiamo comprato quelle dotazioni minime d’emergenza che, presentando poi gli scontrini, sarebbero state rimborsate dall’assicurazione.

Il mare dai fondali turchese, una natura prorompente, le dune, le passerelle in legno e i bagni fino all’ora di cena avevano cancellato la disavventura della giornata. Vestiti in modo informale (per non dire in costume e infradito) ci siamo poi presentati per la cena dove il pesce e il vino bianco accompagnavano il tramonto del sole dietro Cap de Barbaria e le prime tenebre salivano da un mare sempre in movimento.

La stanchezza incominciava a farsi sentire, la giornata era stata lunga, la sveglia era suonata presto il mattino e  il viaggio, il sole e il vento avevano fatto il resto: era incominciato così un mal di testa di quelli potenti che avevamo creduto di scacciare con una camomilla doppia zuccherata, di quelle preparate da certi baristi di notte che sembrano usciti da un film con James Bond.

Ma verso le 2 del mattino l’emicrania si era fatta ancor più martellante e la piccola busta da viaggio  con i medicinali  era in volo da qualche parte sopra il Mediterraneo nella valigia che non era stata imbarcata.

Il tramonto verso Cap de Barbaria

Abbiamo incominciato allora a cercare qualcuno che ci regalasse un’aspirina, una semplice aspirina contenuta in quelle scatole verdi e gialle che tutti hanno sempre in borsa: alla Reception il personale aveva il divieto di offrire anche il più banale degli analgesici (abbiamo scoperto per motivi legati ad allergie, intolleranze ma anche per contrastare usi impropri – chissà quante ne potrebbe raccontare un portiere di notte, ma questa è un’altra storia) e abbiamo tentato senza esito di intercettare qualche italiano che rientrava nelle casette del villaggio sparse nella pineta dopo la serata.

Dopo aver consultato l’orario delle Farmacie di turno nelle vicinanze abbiamo chiamato un taxi con il quale abbiamo contrattato il prezzo per raggiungere il paesino di San Francesco; il viaggio di pochi chilometri sembrava non finire mai, fatto di  rettilinei interminabili, poche auto e persone assiepate  solo nei pressi dei locali notturni.

Ma quello che ci aveva colpito era la velocità elevata a cui procedeva l’autista: non siamo pessimisti per natura ma immaginavamo già i titoli dei giornali “Uno schianto per l’aspirina” oppure “Prima e ultima notte a Formentera per due italiani” e così avevamo provato ad esorcizzare la paura chiedendo informazioni all’autista sul meteo (abbiamo scoperto che a Formentera non nevica mai) e su qualche escursione da fare (il Parco nazionale delle Saline è un buon compromesso per chi non vuole strafare).

Finalmente l’arrivo in farmacia a San Francesco: non abbiamo baciato la terra quando siamo scesi dall’auto ma abbiamo abbracciato e ringraziato una assonnata farmacista di turno che ci ha venduto delle pastiglie effervescenti all’arancio che poi sono rimaste a lungo, una volta a casa, nell’armadietto dei medicinali a perenne ricordo della vacanza nell’isola.

Durante il ritorno il taxista (che sembrava più tranquillo) ci ha raccontato di quella volta che in gita con la moglie in Italia aveva perso la macchina fotografica salvo poi scoprire che era nella stanza d’albergo dimenticata sul comodino ma la stanchezza era tale che non ricordiamo nemmeno se e quanto gli abbiamo lasciato di mancia.

Addetti ai bagagli all’aeroporto di Ibiza.

I nostri bagagli sono arrivati tre giorni dopo (uno in più del normale perché – hanno detto – c’era il traghetto da Ibiza) in buono stato e senza danneggiamenti.

Che cosa ci ha insegnato questa avventura?

– I Taxisti locali sono delle ottime guide e offrono una variegata gamma di aneddoti e curiosità, da “mi ricordo quell’estate del 1970” alla ricetta della paella nella variante isolana. Ma non dite loro che state male altrimenti si sentono in dovere di fare presto.

– Le notti a Formentera non sono sempre come uno se le immagina (ma potrebbero essere così  anche a Tenerife o a St. Martin); il consiglio è quello di portare nel bagaglio a mano un piccolo prontuario farmaceutico  e un ricambio minimal pronto all’uso.

– Come tutte le assicurazioni, anche quella sullo smarrimento bagagli prevede una franchigia quindi per i generi di primo conforto (spazzolino, calzini, crema da barba) acquistate il giusto: un plauso comunque  alla compagnia assicurativa che ha pagato in meno di trenta giorni dall’invio degli scontrini .

– Solitamente gli italiani in terra straniera sono solidali con i connazionali: ma è mai possibile che proprio nessuno avesse un’aspirina?

Agenzia Viaggi Peterlini

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