IL SOVRAFFOLLAMENTO TURISTICO: APPUNTI PER UNA NUOVA PARTENZA

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Che siate clienti dell’agenzia viaggi Peterlini, che lo siate stati oppure che abbiate in animo di esserlo, avrete tutti sentito parlare del fenomeno del sovraffollamento turistico; molti lo avranno sperimentato durante una vacanza o un’escursione e il fenomeno non è certo una novità visto che gli esperti del settore ne hanno individuato l’origine nei Giochi Olimpici di Barcellona dell’estate del 1992.

Fino a quel momento il capoluogo della Catalogna non era annoverato tra le destinazioni più gettonate e la Sagrada Familia e le Ramblas convivevano pacificamente con un quieto turismo culturale tutt’altro che aggressivo.

L’ Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) è l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove il turismo responsabile e sostenibile ed ha provveduto a definire l’overtourism come “l’impatto negativo che il turismo, all’interno di una destinazione ha sulla qualità di vita percepita dei residenti e sull’esperienza del visitatore”. E’ facile dunque immaginare che cosa significhi per il turista avere a che fare con i disservizi legati al sovraffollamento: carenza di parcheggi, mancanza di posti al ristorante, servizi pubblici non sufficientemente sviluppati per fronteggiare la mole dei visitatori.

Roma, folla nelle vie del centro.

Prendiamo ad esempio Venezia: prima della pandemia gli amministratori locali pensavano di introdurre una tassa per il turismo mordi e fuggi, per chi arrivava in laguna con treni, autobus e automobili e visitare “in giornata” la città. Se pensate che a partire dagli anni ’70 del Novecento, dal lago di Garda partivano le escursioni organizzate anche dalla nostra agenzia per andare un giorno a Venezia potete avere un’idea di come il sovraffollamento sia aumentato negli anni: una gita per la città di San Marco è vendibile un po’ da tutto il nord e centro Italia. In più aggiungete coloro che a Venezia pernottano in hotel o sbarcano da una nave e capirete che quelle foto o quelle riprese televisive di calli e campielli ricolmi di persone erano, purtroppo, all’ordine del giorno.

Tra i motivi che spingono il fenomeno del sovraffollamento turistico vi è  probabilmente una componente psicologica: quando vediamo un film dove il protagonista sfreccia tra le strade di un elegante centro storico e si getta in un inseguimento lungo una strada costiera a picco sugli scogli, soggiorna in alberghi raffinati  e compie funamboliche imprese tra le vette delle Dolomiti, siamo presi da un po’ di invidia e da una sana voglia di emulazione;  quando dobbiamo programmare una gita o le vacanze ci tornano in mente le scene di quel film, la frase ad effetto o quella luce particolare che abbiamo visto al cinema e il gioco è fatto.

Venezia: maschere e selfie

Una delle cause del sovraffollamento è proprio l’involontario spot pubblicitario: le innumerevoli locations dei film di James Bond, le serie TV girate a Dubrovnik o le fictions della TV nazionale che portano automobili e  autobus al Lago di Braies, sulle spiagge siciliane dal nome di fantasia o sulle sponde del laghetto austriaco di Hallstatt.

L’effetto psicologico è quello di sentirsi partecipi di un rito collettivo, moderno pellegrinaggio laico  che ci porta all’acquisto della calamita o della cartolina, al precipitoso scattare-postare-senza-nemmeno-controllare se la foto era centrata o se per sbaglio abbiamo inquadrato qualcuno o qualcosa che non doveva esserci (un cestino pieno di rifiuti, la targa di una macchina):  a caccia di un like o dell’invidia di chi è rimasto a casa.

Per gli eventi sportivi (come nel caso di Barcellona) la risonanza è analoga e questo accade per le grandi kermesse internazionali così come per i ritiri estivi delle squadre.

Cinema e sport sono dei formidabili incentivi per la promozione turistica di una zona: l’importante è che il territorio sia pronto ad accogliere degnamente il turista e non farsi scappare di mano la situazione.

E’ di questi giorni la notizia che dal gennaio 2022 riaprirà in Thailandia la celebre spiaggia di Maya Bay, quella che tutti conoscono come il paradisiaco golfo dove Leonardo Di Caprio ha interpretato il film “The Beach”. Chiusa nel 2018 ben prima delle restrizioni Covid a causa del degrado e dell’affollamento che caratterizzavano l’area, era oramai divenuta meta di un triste fenomeno di turismo “mordi e fuggi” dalla vicina Phuket, distante solo un paio d’ore in battello. Secondo quanto affermano fonti del ministero thailandese delle Risorse naturali e dell’Ambiente nulla sarà come prima e le imbarcazioni dal prossimo gennaio dovranno fermarsi al di fuori della baia e saranno regolate a fasce orarie. Gli esempi potrebbero continuare con la spiaggia rosa in Costa Smeralda, con i Passi Dolomitici, con qualche isolotto dei Caraibi.

Thailandia: la spiaggia di Maya Bay

Visto da un altro punto di vista, l’overturismo va a sconvolgere la quotidianità dei residenti: diventa assai difficile muoversi, portare i figli a scuola, andare a lavorare o semplicemente uscire a cena con gli amici se in una città o zona turistica si faticano a trovare i parcheggi, si arriva tardi a lezione o al lavoro per il traffico congestionato e, non dal ultimo, crescono gli affitti delle case e il costo degli appartamenti.

Ecco allora che sono gli stessi proprietari a mettere in affitto ai turisti la propria abitazione e a traslocare verso periferie più economiche, più vivibili e ordinate; è ancora il caso di Venezia e di altre città come Roma, Londra o New York  dove il centro negli anni si è progressivamente svuotato dei residenti a favore dell’entroterra o dei borghi rurali di Provincia. Qualcuno potrebbe obiettare che la tassa di soggiorno introdotta in Italia a favore delle municipalità avrebbe dovuto aiutare i sindaci e gli amministratori delle zone più turistiche a gestire le maggiori spese derivanti dalla difficile coabitazione tra turisti e residenti (ad esempio per lo smaltimento dei rifiuti, la pulizia delle strade, etc); evidentemente il gettito fiscale non è sufficiente o viene dirottato verso altri settori.

Quali sono le possibili soluzioni a questo fenomeno negativo? Come spesso accade il buonsenso è l’ingrediente che risolve molte situazioni:

da consumatori: scegliere, compatibilmente con le ferie a disposizione, con il calendario scolastico, e con gli impegni familiari una destinazione evitando il periodo di maggior afflusso mettendo in conto che forse il meteo non sarà benevolo come in alta stagione ma con la consapevolezza di riuscire a godere maggiormente di un ambiente vivibile e a misura d’uomo;  last but not least  ne deriva anche un risparmio economico dovuto proprio alla bassa stagione. Ci sono posti – sconosciuti ai più – che nulla hanno da invidiare alle destinazioni più blasonate o ai nomi altisonanti delle riviste e degli influencer. “Se state bene con voi stessi, per fare il bagno va bene anche la vasca di casa”.

da operatori del settore:  de-stagionalizzare l’offerta cercando di proporre un turismo consapevole che ritorni a ritmi più umani; sembra sia proprio questa la direzione imboccata dall’Unione degli operatori del Lago di Garda che stanno tentando con buoni risultati di prolungare il più possibile la stagione estiva con proposte accattivanti anche per l’autunno. Cercare di rafforzare una località e dotarla di quanto necessita, con il coinvolgimento attivo delle popolazioni locali, del mondo dell’associazionismo e del volontariato per evitare lo spopolamento, preludio all’effetto Disneyland di molte città che hanno perso il proprio spirito caratteristico e la propria peculiarità. Cercare di proporre un turismo emozionale legato all’esperienza, alla partecipazione alla vita di una comunità locale con le tradizioni e le usanze che non si trovano sui social o sui cataloghi.  “Portatemi a pesca con un pescatore, a mirtilli con un pastore e farò una vacanza da sognatore” .

Leone Lamberti

Latte, Contenitore Del Latte, Mungitura, Mucca
Tra le varie proposte del turismo sempre più spazio alle emozioni: nella foto bidoni del latte in malga.

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